Stigma

26.06.2014 14:54
Con il termine stigma si indica una serie di segni: 
a) fisici, quali certe malformazioni del corpo; b) caratteriali, tipo passioni smodate, indolenza, disonestà; c) di origine tribale, religiosa o nazionale, come certe forme di culto. Quindi, per stigma si intende qualsiasi segno che, all’interno di una società, rimanda a una differenza percepita come devianza rispetto a una norma: il colore della pelle, una menomazione, l’indizio dell’appartenenza a una minoranza, le tracce di una biografia moralmente disdicevole.
Sebbene a livello di senso comune colpiscono soprattutto manifestazioni estreme di stigmatizzazione, spesso accompagnate da violenza collettiva, come accade nelle espulsioni comunitarie dei rom, la psicologia sociale si è a lungo occupata anche dello stigma nelle relazioni interpersonali. 
Quindi l’attenzione dei ricercatori cade sui processi relazionali con cui lo stigma viene gestito dalle persone.
La stigmatizzazione produce varie conseguenze psicologiche. A livello individuale, può innescare uno stato psicologico da profezia che si autorealizza. Se una persona ritiene di essere portatore di qualche tratto biasimevole può ridursi a provare emozioni, ragionare e comportarsi sulla base di quanto predetto. Finisce così con il diventare ciò che gli altri si aspettano che egli sia.
Lo stigma è pure un potente e automatico attivatore di stereotipi negativi. In ogni cultura circolano credenze che dipingono certi gruppi umani come violenti, pericolosi,  inaffidabili,  e  così  via.
Generalmente, la persona stigmatizzata avverte che la propria identità è a rischio (Steele, Spencer, & Aronson, 2002), trovandosi ad affrontare situazioni potenzialmente stressanti. Così aumenta l’ansia, sale la pressione sanguigna e l’elaborazione dei dati informativi diventa lenta e faticosa.
All’interno di questo quadro generale, la psicologia sociale ha cercato di indagare i processi relazionali che si pongono tra lo stimolo avverso – l’esclusione generata dallo stigma – e le conseguenze individuali – la sofferenza umana.
Per affrontare la minaccia di esclusione dai rapporti umani dovuta alla stigmatizzazione, gli esseri umani possono agire su piani diversi. Uno di questi riguarda direttamente lo stigma: si cerca di eliminarlo, di evitarlo oppure di nasconderlo.
Una modalità per evitare lo stigma consiste nel prendere le distanze dalla categoria sociale stigmatizzata, come a dire: “Io non sono come loro”.
Un  altro  tentativo  è  quello  di  farsi  passare  per  una persona non screditabile, occultando o mascherando lo stigma attraverso la gestione delle informazioni trasmesse.  Naturalmente, l’occultamento si dimostra tanto più efficace quanto più lo stigma è poco visibile o comunque non immediatamente percepibile.
Cercare di rimuovere o di occultare lo stigma, attivarsi cognitivamente per produrre spiegazioni dell’esclusione che siano al servizio della propria autostima, disimpegnare se stessi dalle situazioni respingenti e cercare riconoscimento relazionale altrove, sono i tre livelli di impegno che rendono conto dei principali sforzi con cui gli esseri umani cercano di far fronte alla minaccia di ostracismo veicolata da segni culturalmente ritenuti negativi.
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